Bibliografia
Discorsi

1968-1983
- L’elezione alla Camera e l'ascesa nel Partito
- La nuova identità del PSI


L’ELEZIONE ALLA CAMERA E L’ASCESA NEL PARTITO
Nelle elezioni politiche del maggio 1968 Craxi fu eletto deputato per la prima volta. Dopo il fallimento dell'unificazione socialista (1969), agli inizi del 1970 Giacomo Mancini divenne segretario nazionale del Psi, affiancato da tre vicesegretari: Codignola (in rappresentanza dei lombardiani), Mosca (per il gruppo di De Martino) e Craxi (per gli autonomisti). Confermato vicepresidente anche dopo il successivo congresso, tenutosi a Genova nel 1972, con De Martino segretario nazionale, Craxi ebbe l’incarico di curare i rapporti internazionali del partito. Nell’ambito dell’Internazionale socialista, come rappresentante del Psi, conobbe i leader dei maggiori partiti socialisti del tempo, da Willy Brandt a François Mitternad, stringendo particolari contatti con i leader dei partiti clandestini dei paesi sotto regime dittatoriale, sia in Europa sia in Sud America.
Nella politica nazionale, il problema maggiore del Psi rimaneva la ricerca di un proprio spazio, in contrapposizione tanto alla Dc quanto al Pci. La ricerca di un’affermazione elettorale con la quale si arrivò alle consultazioni politiche del giugno ’76 fu brutalmente disattesa dai deludenti risultati.

Biografia

Il clima del successivo Comitato nazionale, convocato per luglio all’Hotel Midas di Roma, fu da resa dei conti. Si puntò il dito contro la chiusura del partito, contro la presenza di troppe correnti e fazioni in lotta intestina, e la segreteria De Martino fu accusata di non essere adeguata ai tempi. Dopo lunghe trattative e veti incrociati, la convergenza fra manciniani, lombardiani, alcuni demartiniani e autonomisti rese possibile l’elezione di Bettino Craxi alla segreteria nazionale. Da qui Craxi iniziò lo svecchiamento del partito rinnovandone, al contempo, l'ideologia, cercando di motivare nuovamente i militanti, smarriti dopo le sconfitte e delusioni degli ultimi anni. Ma il suo compito fu anche quello di consolidare la propria posizione, da alcuni creduta semplicemente di transizione, barcamenandosi tra giochi di alleanze e contro-alleanze.
Il successivo Congresso nazionale, tenutosi a Torino fra marzo e aprile del 1978, sancì l’affermazione di Craxi alla guida del partito. Venne lanciata la "strategia dell'alternativa", in risposta al disegno berlingueriano del "compromesso storico" e si rinnovarono i quadri, con il passaggio di testimone dalla vecchia leadership alle nuove leve.
Il Congresso dei socialisti si aprì a pochi giorni di distanza dal rapimento del presidente democristiano Aldo Moro per mano delle Brigate rosse. Al "fronte della fermezza" Craxi oppose quello della trattativa per salvare la vita del presidente della Dc, propendendo per un’"azione umanitaria, nel rispetto delle leggi repubblicane".
L’uccisione del presidente della Dc azzerò le trattative tra partiti condotte fino a quel momento. Nel clima mutato, Craxi comprese di poter avere un più ampio argine di manovra, e mise alla prova la forza del partito proponendo un socialista per la carica di Presidente della Repubblica: Sandro Pertini.

LA NUOVA IDENTITA’ DEL PSI
Nel frattempo, lo scontro con i comunisti giunse a un punto di non ritorno. Mentre Berlinguer operava lo strappo da Mosca e dalla tradizione comunista ortodossa lanciando la "terza via" o del "compromesso storico", Bettino Craxi intraprese una dura polemica ideologica con Botteghe Oscure. Il 27 agosto 1978, infatti, uscì sulle pagine del settimanale «L'Espresso» l’articolo "Il Vangelo Socialista", nel quale Craxi esaltò la figura ed il pensiero di Proudhon, abiurando invece Marx e Lenin, e sottolineò tutte le sostanziali differenze tra comunismo burocratico e totalitario e socialismo democratico e liberale. Alle elezioni anticipate del 3 giugno 1979 la Dc risultò stabile, il Pci perse il 4%, il Psi aumentò di poco i suoi consensi (9,8%). Una settimana dopo si svolsero le prime elezioni per il Parlamento europeo e Craxi venne eletto eurodeputato; fu riconfermato nel 1984 e nel 1989.
Il 1979 fu l’anno in cui si iniziò a porre il problema degli euromissili. Craxi incoraggiò fortemente il voto favorevole del PSI all'installazione dei missili della Nato (Pershing e Cruise) in Italia, che fu garantito al governo Cossiga in seguito all’inserimento della cosiddetta "clausola dissolvente" nella risoluzione finale. Fra la decisione di installare i missili e il loro effettivo spiegamento sul territorio sarebbero trascorsi almeno quattro anni, e la clausola prevedeva che, qualora i sovietici nel frattempo avessero fermato il loro piano di ammodernamento missilistico, l’Italia si sarebbe tirata fuori dal programma di riarmo Nato. Poiché tali circostanze poi non si presentarono, l’installazione fu approvata dalla Camera nel novembre del 1983.
Nel gennaio del 1980, dal Congresso nazionale della Democrazia cristiana uscì vittoriosa la linea del "preambolo" che, di fatto, chiuse le porte a qualsiasi accordo o collaborazione con il Pci. Il 4 aprile 1980 nacque il secondo Governo Cossiga: dopo sei anni i socialisti tornarono ad assumere incarichi governativi.
Dal 22 al 26 aprile del 1981 si svolse a Palermo il 42° Congresso del Psi. Nel suo discorso, Bettino Craxi rilanciò l'idea di una grande riforma delle istituzioni, dell'economia e delle relazioni sociali, della governabilità e della stabilità. A Palermo si approvò la proposta di modifica allo statuto del partito e il segretario, per la prima volta nella storia socialista, fu eletto direttamente dai delegati. Craxi fu riconfermato alla guida del partito con 239.536 voti su 332.778. Claudio Martelli e Valdo Spini divennero i nuovi vicesegretari.
L'anno dopo, a Rimini (dal 31 marzo al 4 aprile 1982) si svolse la Conferenza programmatica del Psi. Craxi lanciò la parola d'ordine "cambiamento" insistendo sulla necessità di rimettere in moto la produzione, combattere l'inflazione, interpretare il nuovo nella società italiana in profonda mutazione socioculturale, trovando un nesso inscindibile fra meriti e bisogni.

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